1 Dicembre 2015

Trattamento generale osteopatico (TGO): descrizione e storia

Il Trattamento Generale Osteopatico conosciuto con l’acronimo GOT o TGO è un approccio metodologico alle articolazioni del paziente che non prende in considerazione la disfunzione o lesione osteopatica, ma mira a liberare eventuali restringimenti articolari con mobilizzazioni attive o pompages articolari. Permette pertanto di preparare l’articolazione ad eventuali test e correzioni più specifiche.

Indice delle informazioni che troverai nell’articolo

Il TGO venne introdotto inizialmente in Gran Bretagna e poi in Europa da J.M. LittlejohnJohn Wernham, and T.E. HallTom Dummer definì il trattamento generale osteopatico come “un sistema di trattamento che si avvale delle risorse naturali del corpo in ambito correttivo per regolare le condizioni strutturali allo scopo di stimolare l’adeguata preparazione e distribuzione dei fluidi e delle forze all’interno dell’organismo, promuovendo la cooperazione e l’armonia nel meccanismo corporeo”. Dummer riteneva che quasi tutte le condizioni patologiche derivassero dall’interferenza e/o dall’ostruzione del flusso sanguigno (arterioso e venoso), della linfa e dell’apporto nervoso. Il TGO consiste nella mobilizzazione delle articolazioni con manovre a bassa velocità e grande ampiezza.

TGO trattamento generale osteopatico

Trattamento generale osteopatico del ginocchio in decubito prono

Azione del trattamento generale osteopatico (TGO)

L’obiettivo del trattamento generale osteopatico è:

  • Ripristinare la mobilità articolare;
  • Ridurre la tensione dei tessuti molli adiacenti all’articolazione sottoposta alla mobilizzazione;
  • Favorire il drenaggio dei tessuti molli, aumentando i meccanismi di retroazione propriocettiva e facilitando un miglior equilibrio biomeccanico.

Tutto questo partendo sempre dai principi fondamentali dell’osteopatia introdotti da A.T. Still:

  • Il corpo è un’unità;
  • La struttura governa la funzione;
  • La regola dell’arteria è suprema;
  • Il corpo possiede meccanismi di auto-regolazione e di auto-guarigione;
  • Quando la normale adattabilità non funziona, o quando cambiamenti ambientali sopraffanno la capacità di auto-manutenzione dell’organismo, può insorgere la malattia;
  • Il movimento dei fluidi corporeiè essenziale per il mantenimento della salute;
  • I nervi svolgono un ruolo cruciale nel controllo dei fluidi corporei;
  • Alcune delle componenti somatiche di una patologia possono non essere soltanto una manifestazione di malattia, bensì costituire esse stesse fattori che contribuiscono alla condizione patologica.

<< Qualora volessi approfondire i principi fondamentali dell’osteopatia, ti consiglio di leggere l’articolo dedicato leggi osteopatia cos’è e a cosa serve.>>

Ricapitolando, la disfunzione somatica indica la funzione compromessa o alterata di una o più componenti del sistema somatico (struttura corporea). Essa può interessare le strutture scheletricheartrodialimiofasciali e i relativi elementi vascolarilinfatici e neurali. La disfunzione somatica può essere normalizzata con il trattamento manipolativo osteopatico. Gli aspetti relativi alla posizione ed alla mobilità tipici della disfunzione possono essere descritti con l’ausilio di almeno uno dei seguenti tre parametri:

  • La posizione di un segmento del corpo determinata con la palpazione in riferimento alla sua struttura adiacente;
  • Le direzioni lungo le quali la mobilità risulta più agevole (facilitazione);
  • Le direzioni lungo le quali il movimento è limitato (limitazione).

Possiamo ben comprendere come in sede di un trattamento globale gli scopi siano:

  • Meccanico: liberazione delle costrizioni meccaniche, ripristino dell’armonia dello schema corporeo (struttura-funzione);
  • Neurologico: liberazione contratture, tensioni, trigger point (funzione-struttura);
  • Fluidico: si riattiva la corretta circolazione dei fluidi corporei (linfa, circolo venoso, circolo arterioso).

In definitiva si evince che il ripristino della circolazione e venosa (drenaggio) e arteriosa (trofismo) si ponga alla base di tutto.

Aggiustamento del corpo

Fatta eccezione per i casi acuti – e per qualche altro caso – le tecniche osteopatiche si applicano sempre nel contesto del Trattamento Generale del globale. Quelli che si accontentano di un trattamento locale, diretto verso la zona dolorosa indicata dal paziente, hanno di fatto totalmente rigettato questo primo grande principio dell’osteopatia. Questo approccio limitato rappresenta la negazione assoluta del secondo grande principio dell’osteopatia: l’integrazione anatomica, meccanica e fisiologica delle differenti parti del corpo.

Pertanto l’approccio generale costituisce un vasto modello nella cui cornice si devono integrare le particolari disfunzioni localizzate che via via si presentano, se si vuole risolvere il problema ed ottenere un risultato stabile. Il termine Trattamento Generale è caduto in disuso, quando ha cominciato ad essere usato per indicare una sorta di preliminare approccio a tecniche cosiddette “specifiche” o di “aggiustamento “, di concezione interamente anatomica e molto poco riguardanti la dimensione meccanica o fisiologica del corpo. Ciò non ha tardato a generare la noia e, come conseguenza, a mettere ben poca attenzione in quelli che sono i punti fondamentali delle nostre procedure manipolative. Esse sono le ragioni per cui il vecchio termine è stato abbandonato per quello di “Aggiustamento del Corpo“. In verità trattamento generale, aggiustamento del corpo, trattamento completo, o qualunque altro nome che si voglia dargli, costituisce l‘essenza del nostro lavoro manipolativo e richiede per questo la nostra massima attenzione ad ogni momento del suo svolgersi.

La tecnica

La tecnica messa in opera è quella delle leve lunghe; si attua su tutti i tessuti del corpo, accentuando l’attenzione là dove è necessario. La routine è deliberatamente rivolta allo scopo di non lasciare scappare niente sul piano della diagnosi ed inoltre per ristabilire un ritmo così spesso perso dal paziente. La leva applicata attraverso gli arti è potente e mette in gioco tutte le inserzioni muscolari del rachide e del bacino benché l’effetto sia dolcearmonizzante e rilassante. L’obiettivo è la restaurazione del mezzo interno in modo da porre le condizioni necessarie alla guarigione. Senza una tale preparazione, le correzioni vertebrali hanno un effetto limitato e di breve durata; in effetti, in un gran numero di casi, l’aggiustamento generale del corpo si rivelerà sufficiente per mettere la natura in condizione di fare il resto, senza il ricorso a nessuno lavoro locale, specifico o qualsiasi altra cosa del genere. L’argomento il più importante e più convincente a favore di questa tecnica tradizionale può essere ricercato nella durata dei suoi effetti che sono stabili e resistenti allo stress. L’aggiustamento del corpo non è un semplice ausilio al nostro trattamento, ma è l’essenza stessa dell’Osteopatia.

Posizioni di esecuzione della tecnica

Il trattamento generale osteopatico può essere effettuato in tre posizioni. Ogni posizione permetterà di lavorare sulla stessa articolazione ma mobilizzandola su diversi assi e piani:

  • Decubito laterale;
  • Decubito prono;
  • Decubito supino.

I 10 principi del TGO J.M. Littlejohn

  1. Routine: Paziente e osteopata rilassati. Attività passiva. Entrare lentamente nei tessuti. Lavoro su SNV. Permette al paziente di esprimere energia vitale.
  2. Ritmo: Adattarsi al ritmo del paziente. Non imporre ritmo. Alterazione del ritmo può dare tensionerigiditàedemaaccumulo tossine. Ritmo può essere modificato stimolandolo o rallentandolo.
  3. Rotazione: Tutto si muove attorno ad un asse.
  4. Mobilità: Fondamentale per la libertà di movimento.
  5. Motilità: Movimento intrinseco. Involontario, tipo peristalsi, battito cardiaco… Reciproca relazione tra la mobilità muscolo-scheletrica e la mobilità degli organi.
  6. Integrità articolare: Ricreare , ricercare la spontanea e propria armoniosa funzione. Il buon tono muscolare, la tensione legamentosa e fasciale contribuiscono all’integrità della funzione articolare. La restrizione di un legamento e della fascia mantengono una disfunzione.
  7. Coordinazione: Il sistema nervosocoordina la risposta del corpo alle informazioni sensitive. Tutto inizia da una reazione alle informazioni o stimoli esterni. In caso di trauma, la coordinazione del sistema contrazione / rilasciamento, la risposta meccanismo anti-infiammatorio, il fattore ormonale, ripara o rimuove tutta la zona dove si è subito il trauma;
  8. Correlazione: La continua relazione tra le varie strutture. Le alterazioni mobilità e motilità alterano la coordinazione del resto del corpo. Questo può essere la causa come la scoliosi (disfunzione del movimento del diaframma, altera mobilità dei legamenti epatici, disfunzione epatica…..). La legge dell’arteria è suprema.
  9. Stabilizzazione: Coordinazione o correlazione porta la stabilità. Riduzione della vitalità che crea facilitazione. La stabilizzazione permette la vitalità.
  10. Legge Meccanica: Basato sul modello meccanico di M.Littlejohn. Di conseguenza il lavoro del Tgodiretto al sistema muscolo-scheletrico da benefici al sistema nervoso (periferico vegetativo), vascolare e linfatico.
  11. NB. Tutto il corpo risponde nessuna parte vive isolata.

I concetti strutturali

Partiamo col dire che gran parte dell’interpretazione osteopatica relativa alla struttura corporea è assolutamente empirica e che i concetti vengono presentati al fine di permettere lo sviluppo individuale della comprensione e della percezione del corpo.

Il rachide presenta due tipologie di curve:

  • Curve vertebrali primarie(cifotiche);
  • Curve vertebrali secondarie(lordotiche).

Le curve primarie si sviluppano in utero. Alla nascita, i sistemi organici sono perfettamente funzionali, mentre il sistema nervoso deve appena iniziare a creare e a stabilire le connessioni sinaptiche necessarie per completare i suoi circuiti neurali.

Le curve secondarie (cervicale lombare) si sviluppano per soddisfare l’esigenza di interagire con l’ambiente circostante. La lordosi cervicale si sviluppa per prima (intorno all’ottava settimana) grazie all’azione dei muscoli erettori della colonna. La lordosi lombare si sviluppa durante il passaggio dalla quadrupedia (gattonamento) alla posizione eretta e alla deambulazione.

Sorge evidente come primordiali adattamenti della base cranica interessano una complessa interazione con muscoli addominaliileopsoaspavimento pelvicoestensori dell’anca e muscoli erettori della colonna in queste fasi cruciali dello sviluppo e come ciò determini profondi adattamenti postumi…

Ruolo delle curve

Le curve lordotiche sono regioni di transizione dalle aree di ipomobilità, cranio e curve cifotiche, che contengono gli organi vitali (cervello, cuore, polmoni e organi riproduttivi).

Lo stesso rachide contiene in sé tre colonne che rappresentano la mobilità e la protezione:

  • La colonna anteriore (vertebre e dischi) sostiene il peso;
  • Le due colonne posteriori permettono il movimento;
  • Esse sono unite dalla lamina (archi posteriori) e, in co-operazione con i legamenti interposti tra le colonne, creano un canale di protezione per il midollo spinale.

Equilibrio

  • È importante ricordare che il corpo possiede tre dimensioni;
  • Occorre evitare di concentrare il trattamento soltanto sulla muscolatura posteriore (che offre resistenza alla gravità);
  • Bisogna che vi sia equilibrio tra la parte anteriore e quella posteriore, tra flessori e estensori;
  • Se una delle curve si modifica, allora il corpo deve adattarsi a tale cambiamento;
  • A seconda del tipo di alterazione della funzione di una curva, si verificherà un’alterazione reciproca nella funzione delle altre curve e degli organi.

Leggi l’articolo dedicato all’equilibrio

Valutazioni visive in ortostatismo

Trattato in modo esaustivo nella sezione test osteopatici.

Fondamentale è la valutazione delle asimmetrie:

  • Frontali: considerare l’allineamento orizzontale di occhi, orecchie, bocca (che riconducibili alle disfunzioni craniche di forma e stato) la linea cucullare (ovvero “cappuccio”, in riferimento al muscolo trapezio), le clavicole, la linea mamillare, le dismetrie arti superiori, i triangoli della taglia, le Sias e creste iliache, le linee semilunari (linee visibili nei soggetti magri lateralmente al retto dell’addome), atteggiamenti in varo o valgo di ginocchia e caviglie;
  • Posteriori: considerare l’allineamento orizzontale della linea nucale superiore, della linea cucullare, delle scapole, dei triangoli della taglia, rilevare possibili atteggiamenti scoliotici( situazioni di asimmetrica ipertonicità muscolare), roto-scoliosi (fare riferimento alla verticale di barrè), valutare grossolanamente la posizione dei punti pivot:
  • Della Statica: C2D4L3;
  • Della Dinamica: C5D9L5;
  • Curva funzionale: C1-C4C6-D8D10-L4S1coccige. La funzionalità permette il movimento! Ma, nonostante le posizioni viziate, le posture scorrette e l’accumulo di compensi, spesso gli errati adattamenti a livello dei pivot sono indotti da peculiarità anatomiche:
    • C1: potrebbe essere considerato un punto pivot ma è stabilizzato dai legamenti di C2-C3
    • C5: le faccette sono maggiormente orientate verso le toraciche. Il muscolo lungo del collo cambia direzione;
    • D4: la pressione gravitazionale della testa e del collo ha il suo effetto su D4;
    • D5-L2: l’unità in assoluto più robusta (nocciolo centrale) del rachide, costituisce il fondamento degli archi strutturali e funzionali;
    • D9: più spesso in restrizione che mobile;
    • L5: ha il disco maggiormente cuneiforme e più grande della colonna lombare.

Allineamento sips e creste iliache, atteggiamenti in vago e valgo di ginocchia e caviglie.

  • Laterali: rilevare se il lobo dell’orecchio cade due dita davanti al malleolo laterale, valutare curve in riferimento a linea P.(idealmente tracciata dal punto più anteriore del grande forame occipitale, passa inferiormente e posteriormente attraverso i corpi di D11 D12, posteriormente attraversa il corpo di S1, fino al punto piu posteriore dell’estremità del coccige ) e P.A. (dal punto medio del margine posteriore del grande forame occipitale, attraversa il margine anteriore di L2 e L3, dove si biforca per continuare in direzione degli acetaboli, per poi riflettersi anteriormente fino a incontrarsi nella sinfisi pubica ), recurvatum di ginocchio.

Inoltre nell’osservazione bisogna valutare:

  • Condizioni di forma e stato (ES: forma del cranio, forma del petto… riscontrare possibili dismorfismi riconducibili anche ad eventuali situazioni traumatiche o patologiche);
  • Presenza di cicatrici post chirurgiche e non, cheloidi;
  • Manifestazioni cutanee (rash, ipertricosi, nevi…).

 

Bibliografia:

  • Marcello L. Marasco, Archi funzionali e biomeccanica vertebrale di John Martin Littlejohn, Marrapese 2009.

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Osteopata legnano Dott. Angelo Terranova

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Autore: Angelo Terranova

Autore: Angelo Terranova

Osteopata, CEO e fondatore di OsteoLab. Sono sempre stato convinto che la problematica della persona debba essere approcciata in maniera integrata e olistica. Per tale motivo ho creato OsteoLab.

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