Ovaie: dove si trovano, caratteristiche e rapporti anatomici
Le ovaie sono organi sia intra che retroperitoneali, pari e simmetrici. Originano dai dotti di Muller, noti anche come dotti paramesonefrici, che nella femmina si svilupperanno andando a formare varie strutture dell’apparato femminile, ovaie comprese. Nel periodo fertile raggiungono una grandezza di circa 3,5x2x1 (la grandezza di una mandorla). Esso presenta:
- Due margini, uno anteriore dove si inserisce il mesovario e dove troviamo l’ilo dell’organo;
- Due facce, mediale che guarda verso la cavità pelvica e laterale che si trova in rapporto con la parete;
- Due poli, uno superiore che presenta la zona di attacco dell’infundibolo della tuba tramite la fimbria ovarica e inferiore che presenta la zona di attacco al legamento ovarico che lo mette in relazione con l’utero. (Per approfondire i legamenti clicca qui).
L’ovaio, in base all’età anagrafica che sessuale della donna, varia di grandezza:
- Nella pluripara sarà più grande che nella nullipara;
- Nelle bambine ha una grandezza inferiore ai 20mm;
- Nelle donne in menopausa ha una grandezza inferiore ai 20mm dovuto alla sua sclerosi.
Indice delle informazioni che troverai nell’articolo
- Suddivisione interna;
- Zona Corticale;
- Zona Midollare;
- Stadi di maturazione dell’ovaio;
- Vascolarizzazione;
- Posizione;
- Mezzi di fissità;
- Trattamento osteopatico.
Suddivisione interna delle ovaie
Le ovaie, al loro interno, risultano siddivise in porzioni o zone:
- Zona Abulginea, la zona più superficiale, costituisce l’epitelio germinale;
- Zona corticale, ovvero la zona più esterna;
- Zona midollare, la zona più interna.
Zona corticale
La zona corticale dell’ovaio contiene diverse strutture, denominate follicoli ovarici. Il loro numero varia in base all’età e passa dai circa 2 milioni alla nascita (follicoli primordiali). Con il passare degli anni il loro numero si riduce per un fenomeno definito atresia. I follicoli ovarici presentano diversi gradi di maturazione, tali gradi è possibile apprezzarli dalla pubertà in poi, infatti, da questo momento in poi, la partete corticale, che prima del periodo puberale risultava liscia, nella pubertà risulta irregolare a causa della sporgenza dei follicoli giunti a maturazione. Andando avanti con l’età, la parete, risulta essere tappezzata da cicatrici derivanti dall’atresia follicolare e dalla regressione dei corpi lutei (ghiandola esocrina temporanea con lo scopo di produrre progesterone dopo l’espulsione della cellula uovo).
Zona midollare
La zona midollare rappresenta la porzione interna e centrale delle ovaie. Rappresenta la continuazione dell’ilo e risulta composta principalmente da tessuto connettivo lasso, fibre elastiche e fibre muscolari lisce. La sua funzione è quella di veicolare le ramificazioni vascolari che presentano una disposizione a spirale. La presenza dei vasi sanguigni al suo interno permette, all’aumento della pressione endoluminale, l’aumento della pressione esercitata dalla zona midollare sulla zona corticale. tale pressione risulta essere importantissima per la progressione e lo scoppio dei follicoli maturi.
Vari stadi di maturazione dell’ovaio
Affinchè esca dall’ovaio la cellula uovo, il follicolo deve attraversare diversi stadi di maturazione:
- Si parte dal follicolo primordiale, sono circa 2 milioni alla nascita. A differenza della continua produzione degli spermatozoi nell’uomo, la donna, ha già un pool prestabilito di cellule germinali. Di tutti i follicoli primordiali solo una parte andrà a completa maturazione (circa 500);
- Follicolo primario;
- Follicolo secondario;
- Follicolo antrale precoce;
- Follicolo ooforovescicoloso di Graaf: il follicolo di Graaf è composto dall’esterno all’interno da una teca esterna, una interna dove avviene la produzione di androgeni, una granulosa che produce estradiolo; al suo interno il follicolo di Graaf contiene la cellula uovo comprensiva di corona radiata e zona pellucida;
- Follicolo maturo è il follicolo che si trova sulla superficie della parete dell’ovaio;
- Corpo luteo (formazione);
- Corpo luteo (maturo);
- Corpo abdicante;
- Follicolo estrinseco.
Vascolarizzazione
La vascolarizzazione delle ovaie avviene per mezzo di due rami arteriosi:
- Arteria ovaricache presenta due origini differenti. L’arteria ovarica di destra origina direttamente dall’aorta, la sinistra deriva dall’arteria renale di sinistra. Ha un decorso latero-mediale e decorre all’interno del legamento infundibolo-pelvico;
- Ravo ovaricodell’arteria uterina. Arteria uterina che origina dall’iliaca interna di destra e di sinistra. L’arteria uterina dopo aver vascolarizzato il corpo dell’utero emette un ramo che si anastomizza a pieno canale con l’arteria ovarica. Quindi la sua direzione sarà medio-laterale.
Dove si trova (posizione)
La posizione abituale delle ovaie è ai lati delle 2 iliache esterne in una fossetta chiamata di Krause (depressione della parete postero laterale della piccola pelvi). Nelle nullipare (donna che non ha mai avuto una gravidanza), l’uretere delimita la fossetta di Krause posteriormente. Nella multipara (donna che ha partorito più volte e quindi più gravidanze), le ovaie assumono, spesso, una posizione più bassa e posteriore andando ad occupare una fossetta denominata di Claudius. Tale fossetta è delimitata anteriormente dall’uretere.
Mezzi di fissità
L’ovaio presenta diverse strutture che ne costituiscono i suoi mezzi di fissità:
- Legamento utero-ovarico;
- Legamento tubo-ovarico, legamento che lega l’ovaio alla salpinge o tuba di falloppio dal suo polo superiore;
- Legamento sospensore dell’ovaio;
- Legamento mesovarico, formato dai due foglietti peritoneali che derivano dal legamento largo.
Trattamento osteopatico
Le ovaie sono un organo sia intra che retroperitoneale. La posizione abituale delle ovaie è ai lati delle 2 iliache esterne in una fossetta chiamata di Krause (depressione della parete postero laterale della piccola pelvi). Nelle nullipare (donna che non ha mai avuto una gravidanza), l’uretere delimita la fossetta di Krause posteriormente. Nella multipara (donna che ha partorito più volte e quindi più gravidanze), le ovaie assumono, spesso, una posizione più bassa e posteriore andando ad occupare una fossetta denominata di Claudius. Tale fossetta è delimitata anteriormente dall’uretere.
Tecnica fasciale sulle ovaie
Paziente in decubito supino. L’operatore si posiziona lateralmente al paziente e omolateralmente all’ovaio da trattare. Spesso la tecnica fasciale viene usata nelle situazioni in cui l’ovaio risulta dolente. L’ovaio viene contattato attraverso il tenar della mano interna (mano che ascolta). La mano esterna verrà posizionata sopra quest’ultima (mano che spingerà per raggiungere il giusto livello). La tecnica consiste nel seguire le trazioni fasciali assecondandole. La tecnica termina con la risoluzione delle trazioni fasciali.
Tecnica tipo 1
Si lavora il legamento utero ovarico. Paziente in decubito supino. L’operatore si posiziona lateralmente al paziente e omolateralmente all’ovaio da trattare. La mano esterna prende contatto con l’ovaio, la mano interna prende contatto con il fondo dell’utero. L’ovaio viene bloccato dalla mano esterna e l’utero viene spostato dalla mano interna. Facendo ciò, si andrà a stirare il legamento utero ovarico andando a trattare così la componente vascolare inferiore dell’ovaio. Lo stiramento deve essere graduale e intermittente, non deve essere mantenuto nel tempo. Bisogna eseguire una sorta di pompaggio.
Tecnica tipo 2
Si lavora il legamento sospensorio. È consigliabile lavorare la fascia dello psoas, poiché essa va a comporre la struttura connettivale di tale legamento. Paziente in decubito supino. L’operatore si posiziona lateralmente al paziente e omolateralmente all’ovaio da trattare. La mano interna prende contatto con l’ovaio e lo traziona caudalmente. La mano esterna pinza l’origine dell’arteria ovarica che si dirama dall’aorta a livello di L2. Viene chiesta una inspirazione seguita da una espirazione. Durante l’espirazione l’operatore aumenta la distanza tra le sue due mani. La tecnica viene eseguita per 3 volte.
Tecnica tipo 3
Si lavora il mesovario. Tale legamento si lavora indirettamente tramite i legamenti larghi (vedi il trattamento dei legamenti larghi).
Bibliografia:
- Benedetto – P. Sismondi, Ginecologia e Ostetricia, Edizioni Minerva Medica;
- Gray – Drake, Anatomia del Gray, Elsevier Masson 2009;
- Enciclopedia Treccani, www.treccani.it;
- Anastasi – G. Balboni, Trattato di Anatomia umana, Edi-Ermes IV 10/2006.
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