Disfunzioni d’anca
L’anca, anche conosciuta come articolazione coxofemorale, è una enartrosi che viene a costituirsi tra la testa femorale e l’acetabolo, formazione anatomica che viene a formarsi dalla fusione delle tre ossa del bacino (osso iliaco, ischiatico e pubico). Tale articolazione consente il movimento dell’arto inferiore rispetto al tronco. Essa è soggetta a pressioni molto alte e deve resistere a forze non indifferenti. Tali fattori portano, nei casi di mancato compenso, a situazioni dolorose che possono portare alla rigidità della struttura con conseguente limitazione di movimento e/o zoppia.
Indice delle informazioni che troverai nell’articolo
Anca: come individuare la disfunzione
Escludendo situazioni patologiche come:
- Fratture;
- Difetti congeniti (displasia);
- Malattie degenerative (artrosi)…
…l’anca può presentare differenti disfunzioni. L’osteopata riesce ad individuare la disfunzione in base a:
- Sintomatologia del paziente;
- Posizione dell’arto inferiore;
- Valutazione sulla mobilità dell’articolazione/arto inferiore.
Disfunzioni dell’articolazione coxofemorare (anca)
Le disfunzioni in cui possiamo trovare un’anca sono in:
- Extrarotazione;
- Intrarotazione;
- Dorsale o posteriore;
- Otturatoria o anteriore;
- Sciatica o inferiore;
- Adduzione;
- Abduzione.
Ogni disfunzione presenta una sua sintomatologia, un determinato meccanismo produttore e tipo di presentazione dell’arto inferiore. Molto importante, prima di eseguire qualsiasi tecnica sull’anca, è necessario eseguire il test di F.AB.ER.E o test di Patrick.
Disfunzione in extrarotazione
Nella disfunzione anca in extrarotazione il paziente presenta dolore alla piega inguinale durante la deambulazione con una limitazione di intrarotazione della stessa. Durante la palpazione, essendo davanti ad un’anca con facilità ad andare in rotazione esterna e limitazione nella interna, troveremo il grande trocantere in una posizione posteriorizzata rispetto a quella assunta nella normale fisiologia. Generalmente gli individui con questa disfunzione hanno subito una rotazione esterna dell’anca forzata o un eccessivo tono dei muscoli extrarotatori (piriforme, otturatore esterno e interno, gemelli inf. e sup., quadrato del femore, grande gluteo).
Anca in extrarotazione: trattamento osteopatico
Paziente in posizione seduta. L’operatore si pone di fronte al paziente. Il paziente posiziona il malleolo esterno dell’arto con la disfunzione di anca sopra il terzo distale di femore dell’arto sano. L’operatore blocca con il proprio arto inferiore, il piede del paziente. Posiziona la sua mano interna sull’inguine e la mano esterna sulla faccia esterna del terzo distale del femore dell’arto in disfunzione. Il paziente posiziona la sua mano controlaterale all’anca trattata, sulla spalla della mano esterna dell’operatore. Si chiede una inspirazione durante la quale l’operatore riduce lo slac in intrarotazione, successivamente si chiede una espirazione durante la quale l’operatore guadagna in intrarotazione e durante la quale il paziente flette il suo busto verso la spalla dell’operatore con la quale ha preso precedentemente contatto. La flessione del paziente serve per aiutare il lavoro di intrarotazione dell’anca. Questo procedimento viene ripetuto per 3-4 volte. Ad ogni ripetizione, si mantiene il grado di intrarotazione guadagnato.
Disfunzione in intrarotazione
Nella disfunzione anca in intrarotazione il paziente presenta dolore alla piega inguinale durante la deambulazione con una limitazione di extrarotazione della stessa. Durante la palpazione, essendo davanti ad un’anca con facilità ad andare in rotazione interna e limitazione nella esterna, troveremo il grande trocantere in una posizione anteriorizzata rispetto a quella assunta nella normale fisiologia. Generalmente gli individui con questa disfunzione hanno subito una rotazione interna dell’anca forzata o un eccessivo tono dei muscoli intrarotatori (tensore della fascia lata, medio gluteo, piccolo gluteo).
Anca in intrarotazione: trattamento osteopatico
Paziente in posizione seduta con braccia conserte (incrociate al petto). È consigliabile posizionare il paziente in prossimità del termine del lettino (il lettino deve terminare subito dopo l’arto sano del paziente). L’operatore si pone lateralmente al paziente (controlaterale all’anca in disfunzione). Il paziente posiziona il malleolo esterno dell’arto con la disfunzione di anca sopra il terzo distale di femore dell’arto sano. L’operatore con una mano (posteriore) abbraccia il paziente, con l’altra mano (anteriore) prende contatto con la faccia interna del terzo distale del femore dell’arto in disfunzione. Si chiede una inspirazione con apnea. Durante l’apnea, che ha una durata molto limitata, l’operatore inizia un breve pompage sull’arto in disfunzione. Subito dopo si chiede una espirazione accompagnata da un’apertura dell’angolo presente tra la pelvi e il femore, questo per raggiungere una maggiore extrarotazione dell’arto disfunzionale. Questo procedimento viene ripetuto per 3-4 volte. Ad ogni ripetizione, si mantiene il grado di extrarotazione guadagnato.
Disfunzione anca dorsale o posteriore
Nella disfunzione anca dorsale o posteriore il paziente presenta dolore che va dal centro della natica al gran trocantere, dolore che viene esacerbato se effettua una estensione e rotazione esterna. Dalla sintomatologia è semplice pensare a come si presenta l’arto: semiflesso e intraruotato. Generalmente il trauma che produce tale disfunzione è rappresentato da continui salti o caduta ad arto teso. Il mancato ammortizzare dell’arto nei ripetuti contatti con il suolo, porta la testa del femore posteriormente.
Anca dorsale o posteriore: trattamento osteopatico
Il paziente in posizione supina. L’operatore si posiziona omolateralmente all’anca in disfunzione. Verranno effettuati dei movimenti che informeranno l’anca sulla sua corretta posizione. L’operatore flette di 90 gradi l’anca in disfunzione. La presa viene chiamata a pistola (dito medio posizionato nel cavo popliteo e ortogonale all’asse longitudinale della gamba, indice posizionato internamente al terzo prossimale di tibia seguendo l’asse longitudinale della gamba e pollice che viene a formare un angolo di 90 gradi con l’indice).
La mano usata dall’operatore per la presa sarà la destra per l’anca destra e sinistra per l’anca sinistra. L’altra mano prenderà contatto con la SIAS (spina iliaca antero-superiore). Inizialmente l’operatore da un’informazione all’anca in rotazione esterna, quindi effettua un passo indietro per poi ritornare nella posizione di partenza. Questo movimento viene effettuato per dare una informazione propriocettiva ai muscoli intra ed extra rotatori. Dalla posizione di partenza l’operatore effettua una circonduzione dell’anca creando così una rotazione esterna e abduzione, tale movimento serve per centrare la testa femorale, l’operatore continua il movimento effettuando una estensione di anca passando dai 90 gradi agli 0 gradi e passando dall’abduzione all’adduzione. Una volta arrivati al grado 0 e raggiunta l’adduzione, si dà un thrust. Durante il movimento di normalizzazione, la mano posizionata sulla SIAS, ha il compito di monitorare l’anca e assicurare all’operatore che la tensione delle strutture siano mantenuta.
Disfunzione anca otturatoria o anteriore
Nella disfunzione anca otturatoria o anteriore il paziente si presenta con dolore che va dal gran trocantere al tensore della fascia lata. Il dolore viene esacerbato in rotazione interna, questo perché l’arto si presenterà più lungo del controlaterale e in rotazione esterna. Generalmente la disfunzione è causata da un trauma rappresentato da una caduta, una sederata che pone la testa femorale in avanti dalla sua fisiologica posizione.
Anca otturatoria o anteriore: trattamento osteopatico
Paziente in posizione supina. Operatore ai piedi del paziente. Come già detto, l’arto si presenta ruotato esternamente, il trattamento sarà incentrato nella correzione della rotazione. L’operatore impugna il calcagno con la mano esterna e l’avampiede con la mano interna. Crea una trazione così da ingaggiare tutte le strutture fino ad arrivare all’anca. Mantenendo la tensione, crea una intrarotazione dell’arto dando anche una leggera adduzione. L’adduzione ha lo scopo di svincolare la testa femorale. Una volta svincolata si dà un thrust e si riporta in asse l’arto, oppure si riporta in asse l’arto e si dà un thrust. Il trust è puramente propriocettivo.
Disfunzione anca sciatica o inferiore
Nella disfunzione anca sciatica o inferiore il paziente si presenta con dolore che dalla piega inguinale si porta verso l’ischio omolaterale. L’arto si trova in rotazione interna, leggermente più corto ma, a differenza dell’anca dorsale o posteriore, non si presenta semiflesso e il dolore è differente. La disfunzione non è secondaria ad un trauma, bensì ad un atteggiamento posturale errato (gamba accavallata).
Anca sciatica o inferiore: trattamento osteopatico
Paziente in posizione supina. Operatore ai piedi del paziente. Come già detto, l’arto si presenta ruotato internamente, il trattamento sarà incentrato nella correzione della rotazione. L’operatore impugna il calcagno con la mano interna e l’avampiede con la mano esterna. Crea una trazione così da ingaggiare tutte le strutture fino ad arrivare all’anca. Mantenendo la tensione, crea una extrarotazione dell’arto dando anche una leggera abduzione. L’abduzione ha lo scopo di svincolare la testa femorale. Una volta svincolata si dà un thrust e si riporta in asse l’arto, oppure si riporta in asse l’arto e si dà un thrust. Il thrust è puramente propriocettivo.
Disfunzione in adduzione
Nella disfunzione anca in adduzione il paziente si presenta con dolore che va dall’inguine al gran trocantere del femore. L’arto si trova maggiormente in adduzione e presenta una mobilità limitata in abduzione. Generalmente la disfunzione è causata da un trauma rappresentato da una caduta sulla faccia esterna dell’arto inferiore (coscia).
Anca in adduzione: trattamento osteopatico
Paziente in posizione supina. L’operatore si pone omolaterale alla disfunzione e rivolto verso la porzione craniale del paziente. Dato che l’arto è limitato nell’abduzione, creiamo una iniziale abduzione, ovvero poniamo leggermente l’arto inferiore fuori dal lettino. Con la mano interna si prende contatto con la faccia interna del terzo distale di femore, con la mano esterna si prende contatto con il gran trocantere del femore. Lo scopo è quello di far guadagnare all’anca la libertà di movimento di abduzione. Con le mani posizionate, facciamo pressione per ridurre lo slac, ovvero per arrivare al limite di mobilità in abduzione. La mano interna spingerà verso l’esterno e la mano esterna verso l’interno (linea mediana del paziente). Una volta ridotto lo slac, si chiederà una inspirazione seguita da una espirazione. Durante l’espirazione si darà un thrust propriocettivo.
Disfunzione anca in abduzione
Nella disfunzione anca in abduzione il paziente si presenta con dolore che va dall’inguine alla sinfisi pubica. L’arto si trova maggiormente in abduzione e presenta una mobilità limitata in adduzione. Generalmente la disfunzione è causata da un movimento forzato della testa femorale in abduzione che può verificarsi sia con un trauma (caduta sulla faccia laterale dell’arto controlaterale), oppure da movimenti ripetuti errati (cambi di direzione repentini).
Anca in abduzione: trattamento osteopatico
Paziente in posizione supina. L’operatore si pone controlateralmente alla disfunzione e rivolto verso la porzione craniale del paziente. L’arto in disfunzione viene flesso e portato leggermente in adduzione (il portare l’arto vicino al nostro corpo crea già un’adduzione). Con la mano esterna si prende contatto con la faccia esterna del terzo distale di femore, con la mano interna si prende contatto con il suo inguine. Lo scopo è quello di far guadagnare all’anca la libertà di movimento di adduzione. Con le mani posizionate, facciamo pressione per ridurre lo slac, ovvero per arrivare al limite di mobilità in adduzione. La mano interna spingerà verso l’esterno e la mano esterna verso l’interno (linea mediana del paziente). Una volta ridotto lo slac, si chiederà una inspirazione seguita da una espirazione. Durante l’espirazione si darà un thrust propriocettivo.
Bibliografia:
- Maurice Audouard, Osteopatia l’arto inferiore, Marrapese 1997;
- Appunti personali;
- Esperienza personale.
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