30 Maggio 2016

Reni: funzioni, rapporti e cenni anatomici

I reni sono organi escretori, filtrano il sangue di tutto il corpo continuamente per eliminare:

  • Tossine;
  • Sali in eccesso;
  • Proteine;
  • Urea(residuo della digestione delle proteine);
  • Presentano altre funzioni che verranno trattate più avanti nell’articolo.

Indice delle informazioni che troverai nell’articolo

Senza i reni non è possibile la vita. Proprio per questo gli agopuntori definivano i reni l’inizio e la fine della vita.

Localizzazione anatomica dei reni

I reni sono situati nella regione posteriore dell’addome, addossati lateralmente alla colonna vertebrale nella parte alta della fossa lombare, sono retroperitoneali e contenuti nella loggia renale. La loggia renale è una loggia fibrosa interamente chiusa chiamata Capsula fibroadiposa e circondata dalla fascia renale che inferiormente rimane aperta. Nell’uomo pesano circa 150gr ognuno e nella donna 130gr. Superiormente si trovano all’altezza del margine superiore della 12° vertebra toracica, inferiormente all’altezza della 3° vertebra lombare. A causa del rapporto con il fegato il rene di destra risulta più basso rispetto al sinistro. Il sinistro risulta più lungo, stretto e mediano rispetto al destro. Essi sono lunghi circa 12 cm, larghi 6 cm e spessi 3 cm.

Reni

I reni presentano:

  • Faccia anteriore un pò più convessa perché è in rapporto con i visceri;
  • Posteriormente abbiamo una faccia più piatta, essa è i rapporto con i muscoli posteriori del dorso;
  • Margine o polo superiore più arrotondato;
  • Margine mediale concavo che presenta l’ilo renale;
  • Margine laterale convesso;
  • Polo inferiore meno convesso del superiore.

Suddivisione anatomica

I reni presentano:

  • Faccia anteriore un pò più convessa perché è in rapporto con i visceri;
  • Faccia posteriore piatta, essa è i rapporto con i muscoli posteriori del dorso;
  • Margine o polo superiore più arrotondato;
  • Margine mediale concavo che presenta l’ilo renale;
  • Margine laterale convesso;
  • Polo inferiore meno convesso del superiore.

Nel feto e nel neonato, i reni normalmente presentano 12 lobi. Nell’adulto, tali lobi risultano fusi tra loro e il rene si presenta con una superficie liscia anche se è possibile che rimangano le tracce della lobazione.

Funzioni

La funzione dei reni non è solo di purificazione, essi sono impegnati anche nel:

  • Controllo del volume idrico del liquido extracellulare;
  • Controllo del volume che avviene attraverso l’asse ipotalamo-rene. L’ipotalamo stimola il rene in base a diversi stimoli. Per esempio tanto sodio presente nel sangue stimola il talamo a limitare l’escrezione di urina da parte del rene poiché lo scopo è quello di mantenere un gradiente costante tra soluto (sale) e solvente (sangue);
  • Controllo del Ph ematico. Un Ph basico può portare alla tetania, mentre un Ph acido può portare al coma. Il controllo avviene tramite il riassorbimento del bicarbonato;
  • Produzione di globuli rossi attraverso la secrezione di eritropoietina;
  • Controlla la crescita tramite la produzione di 1,25-di-idrossicolecalciferolo(la forma metabolicamente attiva della vitamina D), impegnato nella fissazione del calcio nelle ossa. Il 1,25-di-idrossicalciferolo non è altro che il calcitriolo;
  • Controllo della pressione sanguigna tramite la produzione della Renina da parte dell’apparato juxtaglomerulare, che da il via al complesso renina-angiotensina-aldosterone.

Rapporti anatomici

La faccia posteromediale dei reni compresa nel tessuto adiposo ed è priva di peritoneo. Il destro ed il sinistro contraggono rapporti con strutture simili:

  • Diaframma superiormente;
  • Muscolo Psoas;
  • Muscolo Quadrato dei Lombi;
  • Tendine aponeurotico del muscolo trasverso dell’addome;
  • Nervo ileoipogastrico ed ileoinguinale.

I reni sono separati dalla porzione toracica dal diaframma, il quale lateroinferiormente forma il seno costodiaframmatico destro e sinistro. Esso può essere anche la causa di ptosi renale, infatti quando si riempie di liquido, tale recesso va a spingere il fegato verso il basso e di conseguenza anche il rene.

Rapporti posteriori dei reni

  • D12-L1-L2 (sinistra)-L3 (destra);
  • Diaframma con il legamento arcuato;
  • Arcata dello Psoas;
  • Arcata del Quadrato dei Lombi.
  • Piani muscolari della regione lombare→Obliquo esterno, Gran Dorsale, Obliquo interno, Dentato postero-inferiore;
  • Massa sacro-lombare;
  • Quadrato dei Lombi.

Rapporti anatomici del rene destro

  • Ghiandola surrenale;
  • Fegato→legamento epato-renale. È in rapporto anche con il lobo destro del fegato tramite interposizione di peritoneo ;
  • Angolo colico destro;
  • Faccia anteriore del Colon Ascendente;
  • Duodeno→fascia di Treitz.

NB. Il rene destro viene definito rene digestivo ed è un organo sovramesocolico.

Uretere rapporti

Rapporti anatomici del rene sinistro

  • Ghiandola surrenale;
  • Milza;
  • Coda del Pancreas;
  • Stomaco→per interposizione della retrocavità degli epiploon ovvero la borsa omentale. Tale borsa è un recesso della cavità peritoneale che si trova dietro allo stomaco e al piccolo epiploon. La borsa omentale comunica con la grande cavità peritoneale attraverso un foro, punto di accesso chirurgico, chiamato forame epiploico o di Winslow;
  • Colon Trasverso;
  • Angolo colico sinistro;
  • Colon discendente;
  • Anse del Tenue.

Capsula fibrosa e adiposa

reni non hanno un vero e proprio sistema legamentoso o di sospensione che permettono il mantenimento della loro sede anatomica. Essi risultano circondato da:

  • Capsula fibrosa(maglietta della salute)→fascia renale anteriore e posteriore;
  • Capsula adiposa→grasso circonda il rene sia fuori che dentro. Dentro perché il rene è collocato dentro una camera (loggia renale). Tale loggia è composta dallafascia renale che si continua da un rene all’altro, sia anteriormente (foglietto pre-renale) che posteriormente (foglietto retro-renale). Tale fascia si lega alle vertebre, fascia dello psoas e del quadrato dei lombi. Dentro la loggia passa l’aorta e la vena cava inferiore, anteriormente ai corpi vertebrali. Superiormente la fascia renale si attacca al diaframma, quindi superiormente la loggia renale risulta chiusa, mentre inferiormente si perde nella fascia iliaca ovvero nella fascia dello psoas, quindi inferiormente risulta aperta. All’interno della loggia renale troviamo il grasso perirenale. I reni non presentano legamenti propri, legamenti sospensori, ma sono mantenuti in sede dal grasso perirenale. Inoltre gioca un ruolo importante la pressione polmonare che risucchia il rene superiormente. Quindi la contrazione degli addominali, il grasso perirenale, la pressione polmonare con la sua componente di risucchio, i vasi (arteria e vena renale), li mantengono in sede. Sono anche presenti dei legamenti che non hanno capacità di sospensione come i legamenti frenicosurrenali e il legamento epatorenale (plica peritoneale). Al di fuori della loggia renale abbiamo il grasso pararenale, esso è importante perché nel suo interno passano 3 nervi importanti:
  1. Il dodicesimo nervo intercostale (stimolato dalla manovra del giordano);
  2. Nervo Ileoipogastrico;
  3. Nervo Ileoinguinale.
  4. La presenza di questi nervi indica un diretto collegamento tra il rene e il plesso lombare. Spesso le problematiche renali possono dare sintomatologia al ginocchio, tramite il rapporto con il plesso lombare, problematiche al rene possono portare ad una stimolazione del nervo safeno interno che va ad innervare la capsula del ginocchio. Infatti, i pazienti con queste problematiche hanno dolorabilità al ginocchio specialmente quando lo flettono e mettono in tensione tale struttura. Possiamo creare anche un collegamento fasciale tra rene e fascite plantare. Infatti il rene è in rapporto con la fascia dello psoas→legamento ileoinguinale→fascialata→fascia della coscia→fascia crurale che arriva fino all’astragalo→retinacoli dei flessori→fascia plantare. Le pareti anteriori della loggia renale (fascia renale) ha strette relazioni con la fascia di Treitz e fascia di Toldt.

Anatomia interna

I reni risultano suddivisi in due zone:

  • Zona Midollare;
  • Zona Corticale.

Piramidi e colonne ranali

Tale disposizione della corticale e della midollare permettono la divisione del parenchima renale in lobi e lobuli. Il lobo è porzione di rene composta da una piramide midollare e dalla porzione corticale ad essa associata, quindi i lobi corrispondono alle piramidi renali. Il lobulo è composto solo dalla parte corticale ed è rappresentato dal raggio midollare e dalla parte convoluta che lo circonda. L’ilo renale si apre nel seno renale e nel seno renale convergono le papille. I dotti collettori dei nefroni (unità funzionali del rene), drenano nei calici minori che si trovano in prossimità delle papille. I calici minori sono delle espansione imbutiformi delle vie renali superioriOgni calice minore avvolge una singola papilla. I calici minori si uniscono tra loro per andare a formare strutture più grandi, i calici maggiori (composti da 2 o 3 calici minori). La pelvi renale è formata dalla confluenza di 2 infundibuli, derivanti dai calici maggiori, in genere dal calice superiore ed inferiore. La pelvi renale si restringe in prossimità dell’ilo renale per poi continuarsi con l’uretere.

Zona midollare

La zona midollare è costituita dalle piramidi renali (di Malpighi) che presentano una forma conica con la base rivolta verso la periferia e con gli apici che convergono verso il seno renale. In corrispondenza del seno renale esse si proiettano all’interno dei calici sotto forma di papille. Le papille in genere risultano essere 8-18 per ogni rene, ma spesso si assiste alla presenza di meno piramidi renali, questo è dovuto al fatto che a volte le piramidi si fondono tra loro. Nella zona midollare penetrano le anse di Henle.

Zona corticale

La corticale è la zona più periferica, possiamo indicarla come la zona sottocapsulare. Essa è suddivisa in zona radiata e zona convoluta.

La zona radiata è rappresentata dalla presenza di piccoli raggi conici che derivano dalla base delle piramidi midollari e si portano in prossimità della capsula renale.

La zona convoluta è quella compresa tra le piramidi midollari andando a prendere il nome di colonna renale (di Bertin). Essa in definitiva ha il compito di dividere le piramidi tra loro.

Nella zona corticale è presente la maggior parte dei nefroni.

Nefrone

Il nefrone rappresenta l’unità funzionale del rene, è caratterizzato dal corpuscolo renalearteriola afferenteglomerulo e arteriola efferente.

Capsula di Bowman

La capsula di bowman avvolge la struttura. Sulla capsula è presente una zona che prosegue con la parte del tubolo convoluto prossimale. La capsula di bowman è formata da podociti che presentano i pedicelli che entrano in rapporto con l’endotelio fenestrato dell’epitelio dei vasi creando una barriera filtrante migliore.

Capsula di bowman

La parete del tubulo prossimale è formata da cellule colonnari molto polarizzate caratterizzate da microvilli profondamente e mitocondri più superficialmente. Queste strutture sono importanti perchè a questo livello si ha un riassorbimento delle sostanze che compongono la pre-urina. La presenza dei mitocondri è legata al fatto che la maggior parte di sostanze passa attraverso dei trasporti attivi con dispendio di energia.

Lo spessore diminuisce a livello dell’ansa dove ritroviamo cellule appiattite.

Nel tubulo distale, le cellule diventano cubiche con un piccolo numero di microvilli. Qui avviene un ulteriore perfezionamento dell’urina, grazie all’azione della reninaADH. Ogni tubolo distale tocca il proprio corpuscolo renale a livello del polo vascolare. Qui si viene a formare un piccolo organo (apparato juxtaglomerulare). Il suo ruolo è quello di misurare le modificazioni di urina nel tubulo distale e della pressione a livello delle arterie. Secerne renina che entra nella circolazione sistemica, entra nel fegato venendo attivata. Essa attiva l’angiotensinogeno in angiotensiana che arrivando a livello polmonare si attiva in angiotensina2 determinando una contrazione della muscolatura liscia dei vasi. Essa è in grado di modificare la permeabilità del dotto distale aumentando il recupero di acqua.

Il dotto collettore cambia l’aspetto delle cellule della parete, le cellule sono sempre cubiche, ma il numero di mitocondri scende nuovamente, si presentano poche estroflessioni, quindi una parete molto liscia. Qui non si ha modificazione della composizione dell’urina.

Possiamo avere nefroni corticali (ansa di henle contenuta nella corticale) e nefroni cortico-midollari dove l’ansa è contenuta nella midollare e il nefrone nella corticale.

Quello che cambia nella funzione nel nefrone midollare da quello corticale è la maggiore capacità di concentrare l’urina. Quelli midollari presentano un maggiore rapporto con i vasa-recta che si trovano nella zona midollare, mentre i nefroni corticali hanno meno rapporti con i vasa-recta proprio perchè si trovano maggiormente nella zona corticale invece che nella midollare.

NB I vasa-recta presentano un flusso di sangue contrario a flusso del liquido presente nelle anse.

NB L’epitelio di transizione è tipico di tutte le vie urinarie a partire dal calice minore fino al primo tratto dell’uretra. Tutte le cellule che compongono l’epitelio di transizione poggiano sulla stessa lamina basale. È formato da strati cellulari che si sovrappongono quando si ha poca urina e si stirano quando si ha il rene pieno di urna. La composizione dello strato non cambia, la cosa che cambia è che la lamina basale viene stirata da un aumentato volume di urina, organizzando così in modo differente la disposizione delle cellule.

Tubulo prossimale

La parete del tubulo prossimale è formata da cellule colonnari molto polarizzate caratterizzate da microvilli profondamente e mitocondri più superficialmente. Queste strutture sono importanti perchè a questo livello si ha un riassorbimento delle sostanze che compongono la pre-urina. La presenza dei mitocondri è legata al fatto che la maggior parte di sostanze passa attraverso dei trasporti attivi con dispendio di energia.

Lo spessore diminuisce a livello dell’ansa dove ritroviamo cellule appiattite.

Tubulo distale

Nel tubulo distale, le cellule diventano cubiche con un piccolo numero di microvilli. Qui avviene un ulteriore perfezionamento dell’urina, grazie all’azione della reninaADH. Ogni tubolo distale tocca il proprio corpuscolo renale a livello del polo vascolare. Qui si viene a formare un piccolo organo (apparato juxtaglomerulare). Il suo ruolo è quello di misurare le modificazioni di urina nel tubulo distale e della pressione a livello delle arterie. Secerne renina che entra nella circolazione sistemica, entra nel fegato venendo attivata. Essa attiva l’angiotensinogeno in angiotensiana che arrivando a livello polmonare si attiva in angiotensina2 determinando una contrazione della muscolatura liscia dei vasi. Essa è in grado di modificare la permeabilità del dotto distale aumentando il recupero di acqua.

Il dotto collettore cambia l’aspetto delle cellule della parete, le cellule sono sempre cubiche, ma il numero di mitocondri scende nuovamente, si presentano poche estroflessioni, quindi una parete molto liscia. Qui non si ha modificazione della composizione dell’urina.

Possiamo avere nefroni corticali (ansa di henle contenuta nella corticale) e nefroni cortico-midollari dove l’ansa è contenuta nella midollare e il nefrone nella corticale.

Quello che cambia nella funzione nel nefrone midollare da quello corticale è la maggiore capacità di concentrare l’urina. Quelli midollari presentano un maggiore rapporto con i vasa-recta che si trovano nella zona midollare, mentre i nefroni corticali hanno meno rapporti con i vasa-recta proprio perchè si trovano maggiormente nella zona corticale invece che nella midollare.

NB I vasa-recta presentano un flusso di sangue contrario a flusso del liquido presente nelle anse.

NB L’epitelio di transizione è tipico di tutte le vie urinarie a partire dal calice minore fino al primo tratto dell’uretra. Tutte le cellule che compongono l’epitelio di transizione poggiano sulla stessa lamina basale. È formato da strati cellulari che si sovrappongono quando si ha poca urina e si stirano quando si ha il rene pieno di urna. La composizione dello strato non cambia, la cosa che cambia è che la lamina basale viene stirata da un aumentato volume di urina, organizzando così in modo differente la disposizione delle cellule.

Dotto collettore

Il dotto collettore cambia l’aspetto delle cellule della parete, le cellule sono sempre cubiche, ma il numero di mitocondri scende nuovamente, si presentano poche estroflessioni, quindi una parete molto liscia. Qui non si ha modificazione della composizione dell’urina.

Possiamo avere nefroni corticali (ansa di henle contenuta nella corticale) e nefroni cortico-midollari dove l’ansa è contenuta nella midollare e il nefrone nella corticale.

Quello che cambia nella funzione nel nefrone midollare da quello corticale è la maggiore capacità di concentrare l’urina. Quelli midollari presentano un maggiore rapporto con i vasa-recta che si trovano nella zona midollare, mentre i nefroni corticali hanno meno rapporti con i vasa-recta proprio perchè si trovano maggiormente nella zona corticale invece che nella midollare.

NB I vasa-recta presentano un flusso di sangue contrario a flusso del liquido presente nelle anse.

NB L’epitelio di transizione è tipico di tutte le vie urinarie a partire dal calice minore fino al primo tratto dell’uretra. Tutte le cellule che compongono l’epitelio di transizione poggiano sulla stessa lamina basale. È formato da strati cellulari che si sovrappongono quando si ha poca urina e si stirano quando si ha il rene pieno di urna. La composizione dello strato non cambia, la cosa che cambia è che la lamina basale viene stirata da un aumentato volume di urina, organizzando così in modo differente la disposizione delle cellule.

Nefroni corticali e cortico-midollari

Possiamo avere nefroni corticali (ansa di henle contenuta nella corticale) e nefroni cortico-midollari dove l’ansa è contenuta nella midollare e il nefrone nella corticale.

Quello che cambia nella funzione nel nefrone midollare da quello corticale è la maggiore capacità di concentrare l’urina. Quelli midollari presentano un maggiore rapporto con i vasa-recta che si trovano nella zona midollare, mentre i nefroni corticali hanno meno rapporti con i vasa-recta proprio perchè si trovano maggiormente nella zona corticale invece che nella midollare.

NB I vasa-recta presentano un flusso di sangue contrario a flusso del liquido presente nelle anse.

NB L’epitelio di transizione è tipico di tutte le vie urinarie a partire dal calice minore fino al primo tratto dell’uretra. Tutte le cellule che compongono l’epitelio di transizione poggiano sulla stessa lamina basale. È formato da strati cellulari che si sovrappongono quando si ha poca urina e si stirano quando si ha il rene pieno di urna. La composizione dello strato non cambia, la cosa che cambia è che la lamina basale viene stirata da un aumentato volume di urina, organizzando così in modo differente la disposizione delle cellule.

Vascolarizzazione

La vascolarizzazione dei reni è garantita dalle arterie renali, mentre il drenaggio dalle vene renali.

Le arterie renali ricevono circa il 20% della gittata cardiaca. Esse originano direttamente dall’aorta addominale appena sotto l’origine dell’arteria mesenterica superiore. Entrambe entrano in rapporto con il diaframma incrociando i suoi pilastri. Le due arterie non sono speculari ma la destra è più lunga e situata più in alto rispetto alla sinistra.

La destra passa dietro la vena renale, la vena cava, la testa del pancreas.

La sinistra è più corta e situata più in basso. Passa dietro la vena renale di sinistra, il corpo del pancreas, la vena lienale e a volte risulta passare dietro anche la vena mesenterica inferiore. Ogni arteria renale emette dei rami collaterali che andranno a vascolarizzare il surrenel’uretere, i tessuti perirenali e la capsula renale. Una volta che le arterie renali entrano nel rene si ramificano e risalgono attraverso le colonne renali e in corrispondenza della zona di confine tra la midollare e corticale si ramificano in rami che hanno un andamento parallelo alla capsula. Si chiamano vasi Arcifomi o Arcuati. Da queste arterie partono delle ramificazioni che vanno sia nella zona corticale che nella zona midollare. Questi 2 tipi di vasi hanno un andamento retto. Le rette si dirigono verso la midollare, mentre quelle rette spurie entrano nella corticale. Le spurie ramificano in tante arteriole che si ramificano formando i gomitolo (glomerulo). Quindi l’arteriola afferente è data dalle spurie. Il calibro dell’arteriola afferente è maggiore rispetto l’efferente. Il vaso efferente ha un calibro minore per aumentare la filtrazione del rene, aumentando la pressione a monte.

Le vene renali derivano dai plessi venosi peritubulari. I plessi venosi peritubulari confluiscono tra loro andando a formare le vene interlobulari. Le interlobulari si portano al confine tra la zona midollare e corticale per poi terminare nelle venule arcuate che andranno a formare la vena renale. Le vene renali sono due, una per ogni rene, e si portano anteriormente alle arterie renali per poi drenare in vena cava inferiore quasi perpendicolarmente. La vena renale di sinistra è per tre volte più lunga della destra. Proprio per questa differenza, si predilige il rene sinistro per interventi di nefrectomia da donatore vivente. Essa passa davanti all’aorta e dietro la mesenterica superiore. Inoltre la vena renale sinistra riceve la vena surrenale, le vene diaframmatiche inferiori, le vene del bacinetto, le vene della capsula, le vene dell’uretere ed inferiormente la vena gonadica di sinistra. Dato l’angolo di immissione della vena gonadica di sinistra (90°), spesso non permette un corretto drenaggio creando così maggiori possibilità di stasi venosa a livello gonadico creando maggiori possibilità di varicocele. Proprio per questo motivo, il rene sinistro viene definito Rene Ginecologico. La vena renale destra non presenta alcuna peculiarità.

Il sistema di drenaggio è dato da un sistema analogo a quello arterioso.

Le arterie e vene renali hanno la funzione di formare la pre-urina, mentre i vasi retti sia arteriosi che venosi hanno la funzione di concentrare l’urina.

Innervazione

  • Sistema ortosimpatico→radici anteriori del X°-XI°-XII°→andando a formare i ganglio renoaotico. Le fibre vanno ai vasi del glomerulo e alla muscolatura dei calici renali;
  • Sistema parasimpatico→ganglio celiaco e nervi sacrali andando a formare il ganglio renale.

Andando più nello specifico il rene è innervato da:

  • Piccolo Splancnico (T10-T12);
  • Splancnico Inferiore (T12);
  • Plesso Solare;
  • Ganglio Celiaco;
  • Ganglio Aortico-Renale (T10-T12);
  • Neurofibre della parete posteriore dell’arteria renale;
  • Manca in controllo ortosimpatico metamerico.

Valutazione osteopatica

Il rene si muove sul binario del muscolo Psoas. Si muove su un asse longitudinale obliquo rivolto in basso avanti e fuori. Il rene inizialmente scivola sulla porzione piatta dello psoas per poi entrare in contatto con il ventre vero e proprio del muscolo che si presenta meno appiattito della sua origine, a questo punto lo Psoas crea una extrarotazione del rene. Quando si ha un rene ptosico, esso non risale, rimane giù e non presenterà o presenterà una extrarotazione inferiore. Il rene presenta una mobilità e una motilità.

Reni e osteopatia

Quando parliamo di mobilità, ci riferiamo al movimento dell’organo creato dal diaframma durante gli atti respiratori. La mobilità consta in:

  • Discesa;
  • Superficializzazione;
  • Rotazioneesterna.

Il rene, durante il suo tragitto, segue il binario dello Psoas. La discesa è obliqua e va da dietro a fuori. L’ampiezza di movimento è di circa un corpo vertebrale.

Quando parliamo di motilità, ci riferiamo al movimento che si effettua lungo gli stessi assi della mobilità, ma  con escursione minore.

Come localizzare il rene

Paziente in decubito supino con arti inferiori flessi per diminuire la tensione addominale e permettere l’operatore una più semplice presa di contatto con la struttura. Il rene di destra si contatta all’interno della loggia colico-duodenale, il rene di sinistra sotto e a lato dell’angolo duodeno digiunale. Circa 2 dita a destra e 3 dita sopra la cresta iliaca a lato dell’ombelico. Posteriormente possiamo trovare la proiezione del rene in corrispondenza del triangolo di Grynfeltt (superiormente delimitato dalla dodicesima costa, medialmente dal muscolo sacrospinale e lateralmente dal bordo posteriore del muscolo obliquo interno).

Ascolto lungo la linea mediana

Il paziente viene posizionato in decubito supino. Operatore ai lati del lettino. Prende contatto con l’addome del paziente posizionando la sua mano sull’addome. L’ombelico del paziente viene a trovarsi al centro del palmo della mano. All’ascolto si avrà la sensazione di una trazione corta ma profonda.

Si hanno delle trazioni differenti a destra e a sinistra.

  • A destra→la trazione è laterale e molto profonda;
  • A sinistra→la trazione è sempre profonda, il lato ulnare della mano viene richiamato sia lateralmente che verso l’alto.

Test della lordosi

Il test della lordosi in compressione non ci da alcuna informazione sullo stato dei reni. Questo perché, come abbiamo detto nell’articolo delle generalità dell’apparato urinario, il rene non ha controllo ortosimpatico metamerico. Una indicazione ci viene data dal test della lordosi in espansione. Questa indicazione non viene data in base ad una risposta neurologica, bensì da una risposta puramente meccanica. Infatti viene stirato, in questo modo, il legamento epato-renale che si trova collegato anche alle pleure. NB. Lo scopo delle tecniche è quello di stimolare la risalita e la mobilità renale da un punto di vista propriocettivo. È molto importante che il rene sia mobile, la mobilità ha la priorità su tutto. Dato le strette relazioni con molte strutture, è anche buona norma lavorare su tutti gli organi adiacenti.

Palpazione

Il paziente viene posizionato in decubito supino. Operatore ai lati del lettino. Prende contatto con l’addome del paziente posizionando la sua mano sull’addome. Ricerchiamo il bordo inferiore del rene e posizioniamolo tra thenar ed ipothenar. Nell’eventualità possiamo far piegare le gambe al paziente per diminuire le tensioni addominali. Affondiamo progressivamente la mano nell’addome del paziente. L’altra mano possiamo posizionarla posteriormente ed effettuare delle piccole spinte atte a rendere l’organo più superficiale. Una volta preso contatto con il bordo inferiore del rene ascoltiamo la sua mobilità. Durante l’inspirazione il rene, spinto dall’abbassamento del diaframma, effettua un movimento di discesa, extrarotazione, divergenza dei poli inferiori. Questo ascolto può tramutarsi in tecnica mantenendo la profondità in inspirazione e aiutando la risalita del rene lungo il suo asse in espirazione.

 

Bibliografia:

  • Gray – Drake, Anatomia del Gray, Elsevier Masson 2009;
  • Anastasi – G. Balboni, Trattato di Anatomia umanaEdi-Ermes IV 10/2006;
  • P. BARRAL, P. MERCIER: L’osteopatia viscerale, Edizione italiana, Castello Editore, 1998;
  • Appunti personali.

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Autore: Angelo Terranova

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Osteopata, CEO e fondatore di OsteoLab. Sono sempre stato convinto che la problematica della persona debba essere approcciata in maniera integrata e olistica. Per tale motivo ho creato OsteoLab.

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