La pubalgia: cause, rimedi, sintomi e trattamento
Per pubalgia si indica un dolore molto acuto in prossimità del pube, dove si ha l’inserzione dei muscoli interni della coscia, ovvero i muscoli adduttori. Stiamo parlando di una tendinopatia, ovvero infiammazione della parte terminale dei muscoli che, attraverso i tendini, si inseriscono sull’osso. Nel nostro caso tendini che si inseriscono sulle porzioni ossee che si trovano nelle immediate vicinanze del pube (1).
NB. Per i professionisti: l’articolo è stato scritto per un pubblico estraneo al nostro settore. Per tale motivo, all’interno di questo articolo non si parlerà della meccanica del bacino, dandola comunque scontata per il professionista e superflua per l’utente medio. Qualora si volesse approfondire, troverete tutti gli articoli/testi. Qualora voleste invece un articolo dedicato alla meccanica del bacino, potrete farne richiesta direttamente nei commenti!
Principalmente, il dolore al pube è ben conosciuto dagli atleti ed è presente nel 6% delle persone che praticano sport per passare al 13% nei calciatori (2). Ciò non vuol dire che chi non pratica sport non abbia provato mai questo dolore, ma sicuramente, la frequenza è maggiore negli sportivi.
Indice delle informazioni che troverai nell’articolo
Diagnosi pubalgia
Risulta veramente difficile fare anche diagnosi di pubalgia poiché si tratta di una problematica di tipo multifattoriale. Questo perché stiamo parlando di una regione anatomicamente complessa con una biomeccanica particolare, crocevia di differenti forze e con diverse strutture che potrebbero causarne l’infiammazione. Basti pensare che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’infiammazione è da imputare alla continua tensione dei muscoli adduttori, ma il dolore al pube può anche essere causato dai muscoli retti dell’addome, l’ileo psoas, l’obliquo laterale e dai muscolo obliquo interno ed esterno e trasverso dell’addome (3-4).
Inoltre, di fondamentale importanza per la terapia da seguire, è riuscire a distinguere una pubalgia cronica da una pubalgia traumatica (5).
Inoltre, recenti studi hanno evidenziato che gran parte delle persone affette da pubalgia, presentano diverse patologie inguinali (3). Altri hanno evidenziato che il dolore inguinale è spesso relazionato alla presenza di problemi all’anca nel 40%-70% degli atleti che ne risultano affetti (6). Per tale motivo è meglio parlare di Sindrome del Dolore Inguinale, invece che di Pubalgia (3).
Data la varietà dei sintomi, la pubalgia potrebbe essere mimata da patologie come il varicocele o ernia inguinale. Per tale motivo, è fondamentale la diagnosi differenziale del medico.
Cause della pubalgia
Come abbiamo già detto, le cause della pubalgia o meglio le cause della sindrome del dolore inguinale hanno un’origine di carattere multifattoriale. Sicuramente il movimento rappresentato da repentine accelerazioni e decelerazioni, cambi di direzione e l’esecuzione del calcio, gioca un ruolo fondamentale (7).
Ma non solo, la pubalgia, oltre alle cause che colpiscono l’articolazione del pube, potrebbe derivare da:
- Microtraumi causati da sport come il calcio, tennis;
- Da uno squilibrio tra i muscoli addominali e i muscoli adduttori (addominali poco potenti rispetto agli adduttori o viceversa);
- Dovuto alla presenza di un’ernia inguinale: i muscoli addominali vanno a delimitare una regione anatomica molto importante appena sopra al pube, il canale inguinale, che permette il passaggio del cordone spermatico, provocando così dolore pubico con irradiazione sui testicoli.
Come potrete immaginare, riuscire ad individuare le cause della pubalgia, risulta essere fondamentale, poiché un’eventuale ernia inguinale potrebbe essere scambiata per una comune infiammazione dell’articolazione del pube (5).
Dolore inguinale: sintomi
Non è detto che i sintomi della pubalgia siano sempre e solo rappresentati da dolore la pube o all’inguine, bensì spesso sono rappresentati da dolore alla parte bassa dell’addome e in alcuni casi anche da dolore al pavimento pelvico. Generalmente i sintomi si presentano in maniera unilaterale e si alleviano con la sospensione dell’attività fisica. Se non trattata, i sintomi potrebbero diventare bilaterali e insorgere anche attraverso piccoli movimenti come alzarsi dalla sedia, alzarsi dal letto o anche durante la defecazione (8).
Come si cura la pubalgia
Ma come si cura la pubalgia? Specialmente nella prima fase (fase acuta) è importante il riposo. Il trattamento è di tipo multidisciplinare. Farmaci, terapie strumentali (tecar terapia) e terapie manuali (osteopatia, fisioterapia), sono raccomandati (3). Sappiamo che le tempistiche di recupero e guarigione sono comprese tra i 3 e i 9 mesi. Come già specificato il primo approccio si basa sul riposo, l’uso di farmaci antinfiammatori, ghiaccio e terapie strumentali come tecar terapia e ultrasuoni. Prima si agisce e minore saranno le tempistiche di guarigione.
Superata la fase acuta, è di fondamentale importanza lavorare, attraverso riabilitazione fisica o manipolazioni (es. manipolazioni osteopatiche) per risolvere le tensioni muscolari dei muscoli adduttori, addominali etc. Non solo, è fondamentale ristabilire la corretta sinergia tra i muscoli che hanno un rapporto diretto e indiretto con il pube. Verrà data particolare attenzione ai muscoli extrarotatori dell’anca, flessori dell’anca come il muscolo ileopsoas, muscoli addominali e, all’occorrenza anche i muscoli del pavimento pelvico (perineali). Tutto questo lavoro sarà fatto sia per migliorare la vascolarizzazione della zona, sia per aiutare l’eventuale normalizzazione delle strutture ossee (bacino) (1-9).
In realtà il discorso della terapia è molto più complicato di quanto possa sembrare poiché i trattamenti saranno creati ad hoc per la persona che presenta tale problematica. Sarà fondamentale riuscire a distinguere la tipologia di pubalgia (cronica o post traumatica), valutare se c’è una perdita di mobilità delle strutture o se la mobilità è conservata (1-5).
Certo sarà compito della figura medica valutare la terapia più adatta e del terapista manuale (osteopata, fisioterapista) il trattamento più indicato (1).
Osteopatia e pubalgia
Qualora il medico prescriva una terapia manuale come cura della pubalgia, sicuramente l’osteopatia potrebbe rivelarsi un validissimo aiuto.
L’argomento della pubalgia è enorme, quindi in questo paragrafo riporterò la mia esperienza personale. Il primo consiglio che posso dare è quello di parlare chiaramente al paziente. Bisogna renderlo conscio del fatto che si tratta di una problematica cronica e che, in base alla causa, la risoluzione può essere più o meno veloce.
Ogni caso è a sé, non è possibile stilare dei protocolli, anche perché il trattamento osteopatico non si basa sui protocolli. Come ho sempre detto “ognuno di noi è unico e irripetibile”, se questo è vero, come possiamo pensare a lavorare tramite protocolli? Impossibile!
Cosa andiamo a valutare e perché
Come sappiamo la sinfisi pubica (articolazione che mette in relazione le due ossa pubiche), risulta essere un ammortizzatore che ha la funzione di dissipare tutte le forze provenienti dagli arti inferiori e dalla colonna. Con questo è facile pensare che, risulta fondamentale avere tale articolazione sempre libera e non in sovraccarico, affinché riesca ad espletare tutte le sue importanti funzioni.
Qualora dovesse esserci un blocco sulle strutture limitrofe (anca, sacroiliaca, tensione eccessiva su una delle catene muscolari), il pube potrebbe soffrirne dato che dovrebbe dissipare più delle forze che riuscirebbe a sopportare. Inoltre se il bacino non dovesse muoversi nella maniera corretta, la forze a forbice che agiscono sulla sinfisi pubica, rischierebbero di non annullarsi a vicenda con conseguente danno/infiammazione dell’articolazione stessa.
Facendo questa premessa, risulta semplice capire che porremo principale attenzione alla cintura pelvica e alle strutture ad essa connesse:
- TFE (test di flessione dall’estensione) è fondamentale per valutare l’interessamento iliaco;
- TFS o altro test di valutazione dell’osso sacro. Così da poter discernere una problematica ti tipo sacroiliaca;
- Colonna lombare (principalmente L3) questo perché L3 rappresenta la vertebra sulla quale avviene la torsione del tronco. Su di essa la forza peso inizia a dividersi per poi passare, attraverso le articolazioni sacroiliache, sui due emi-bacini;
- Passaggio lombosacrale (L5-S1);
- Pavimento pelvico perché la sua tensione potrebbe alterare la corretta meccanica dell’osso sacro e delle ossa iliache andando così ad alterare la meccanica;
- Muscoli della catena retta posteriore, anteriore e della catena crociata. Hanno rapporti con il bacino e la loro tensione tende ad alterarne la mobilità;
- Arti inferiori. Le forze ascendenti vengono veicolate attraverso gli arti inferiori e dato il nostro appoggio bipodalico, risulta fondamentale una loro valutazione.
NB. Una delle cose fondamentali è il raggiungimento della completa libertà della cintura pelvica (bacino). Bisogna valutare queste strutture perché è bene farlo, ma un passo fondamentale del trattamento è quello di capire se, per esempio, il blocco sacroiliaco è un vero blocco o se è causato dalle tensioni muscolari (adduttori, ischio-crurali, ileopsoas, quadrato dei lombi, addominali e così via). In questo ultimo caso, la normalizzazione della sacroilica potrebbe essere superfluo e inutile.
Trattamento osteopatico
Da quanto detto sopra, risulta difficile poter riportare un trattamento osteopatico poiché esso sarà impiegato per la normalizzazioni delle disfunzioni che abbiamo trovato attraverso i test eseguito per una corretta valutazione (vedi il capitolo della valutazione). E, dato che singolarità e non ripetitività di ogni singolo trattamento, le tecniche che saranno utilizzate, saranno adattate al paziente.
- Appunti personali/Esperienza personale;
- Ekstrand J, Ringborg S (2001) Surgery versus conservative treatment in soccer players with chronic groin pain: a prospective randomised study in soccer players. Eur J Sports Traumatol 23:141–145;
- Giai Via A. Groin Pain, Oct. 2015, DOI: 10.1007/978-3-319-18245-2_29;
- Orchard J, Read JW, Verrall GM, Slavotinek JP (2000) Pathophysiology of chronic groin pain in the athlete. Int J Sports Med 1:1–16;
- Busquet, Le Catene muscolari Vol III “La Pubalgia”, Marrapese 1993;
- Orchard J, Seward H. Epidemiology of injuries in the Australian Football league, seasons 1997-2000. British Journal of Sports Medicine 2002;36:39-45;
- Igor JR Tak, Rob FH Langhout. Groin pain in athletes. June 2017;
- Robertson BA, Barker PJ, Fahrer M, Schache AG (2009) The anatomy of the pubic region revisited: implications for the pathogenesis and clinical management of chronic groin pain in athletes. Sports Med 39:225–234;
- Daniel Câmara Azevedo, Flávio de Oliveira Pires, Ricardo Luiz Carneiro. Pubic pain in the soccer player. Dec. 1999. Revista Brasileira de Medicina do Esporte 5(6):233-238.
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